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Per troppo tempo (e davvero non se ne può più!) il mondo del vino è stato raccontato da una comunicazione che puntava esclusivamente a trasmettere eccellenza, unicità, tradizione e storicità. Sebbene questi valori siano indiscutibilmente preziosi, c’è un paradosso evidente: il vino, simbolo per eccellenza di convivialità, calore umano, allegria e spensieratezza, è diventato distante, troppo serio e addirittura noioso!

Basta osservare il panorama visivo per accorgersene: colori scuri, ambienti austeri e un’evidente ricerca di connotazioni nobiliari che finiscono per appesantire il percepito. Troppo spesso, il racconto si concentra su storie che affondano le radici nel passato, tra nonni, zii e tradizioni familiari tramandate per generazioni.

 

Siamo orgogliosi della nostra storia, ma un po’ di leggerezza!

 

La storia è senza dubbio sacra, e va rispettata. Tuttavia, il rischio è di rimanere ancorati a un’immagine immutabile, incapace di evolvere e soprattutto inadeguata a coinvolgere le nuove generazioni.

 

Se vogliamo avvicinare i giovani al vino,

è tempo di svecchiare questa narrazione.

 

È necessario rendere il linguaggio più fresco, accessibile e orientato a valorizzare l’aspetto sociale e conviviale del vino. Solo così potremo creare un dialogo autentico e inclusivo, capace di ispirare e attrarre un pubblico sempre più ampio.

 

Angela Merati

#buonacomunicazione